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It Never Happened



Il sole filtra attraverso le tende pesanti dell'ufficio di Samuel Peterson: un'arredamento spartano, una vetrata che dà sul mare, un tappeto marrone, dei fiori, un giradischi.
Oggi ha optato per Brahms, inizio a riconoscere le note: precise, limpide, si inseguono in una corsa tremendamente delicata, cercando di raggiungersi vicendevolmente. Si fermano, si lasciano sfiorare, si nascondono. Non si lasceranno mai conquistare, ma non importa. 
Sono stanca, lui lo sa. Ma non dice niente, ed aspetta, col busto protratto in avanti, i gomiti sulle ginocchia, le mani incrociate sotto il mento. Aspetta, paziente.

«What are you thinking about?» «My fiancée. » «What about him ? » «Nothing. »

Aspetta che sia io ad alzare lo sguardo, perché lui non ha mai abbandonato il mio: sento distintamente i suoi occhi fermarsi sulle mie tempie, le stesse che tanto sfacciatamente erano state raggiunte dalle mie mani, in un disperato tentativo di mettere a tacere le voci che, ancora una volta, mi ordinavano di non parlare.
Lascia che reclini la testa sul divanetto, che guardi fuori: ha scostato le tende di modo che possa avere il mio brandello di cielo, in modo che io possa scappare.
Non me l'ha mai detto, ma gliel'ho letto sulle labbra.

«Something did happen to him, isn’t it? »
« Lots of things happened to him. He was born almost a month late, won a poetry competition when he was 6, he met Sarah Shepard. .»
« And, somewhere in that.. he has been hospitalized»
«… »

« Why that? Why not the good stuff? »
« Because I'm not interested in it. »


Ha sempre avuto questa dannatissima capacità di calmarmi: la sua voce arrivava dritta al cuore, evitando accuratamente di seguire il percorso usuale. Scanzava con eleganza il timpano, gli ossicini, la chiocciola.
A questi preferiva atri e ventricoli di un ritmo irregolare,  perchè solo così riusciva a scacciare gli incubi, a sconfiggere tutti i mostri della mia mente, a distruggere le voci che chiedevano il mio sangue.
Mi piace sentirlo parlare, anche se le cose che dice non sono quelle che vorrei sentirmi dire. Sa essere indelicato, diretto. Sa colpirmi quando cerco di schivarlo, sa farlo con tutta la forza che ha in corpo.
Ma non fa mai male.

« Tell me what's happened, darling. From the start. »

Non ricordo più da dove devo aver iniziato. Quante volte posso avergli mentito e quante volte può essere riuscito a redimermi, a far sì che gli sputassi addosso ogni frammento di verità, con tutto il rancore e l'odio di cui ero capace. Non ricordo quante volte deve essere rimasto a guardarmi piangere, ad ascoltarmi rimanere in silenzio. A stringere i denti, a prendermi la mano, a chiedermi di affidargli la mia vita.
Ed io l'ho fatto, per Dio lo giuro, l'ho fatto.

« Open your eyes. »
«...»
« Well done, Virginie. It took three months for you to tell me this story. »
« ... »
« How do you feel? »
« Awful. »


Non è abbastanza, non sarà mai abbastanza. Le mie dita tremano, cercano di agganciarsi al divano con tutta la forza che ho. Non respiro, non posso farlo, almeno fino a quando non è lui a ricordarmelo.
Conosce ogni mia mossa, ed è così che mi sento.
Spalle al muro.
Non ho la possibilità di combatterlo, posso solo arrendermi, ed è una resa dolcissima.

« I'd like to try something then. I wanna you to close your eyes again. »
«...»
« .. and imagine that he's never been hospitalized. Can you do that for me?  »
« But he HAS been hos..  »
« It's just an exercise. Try to imagine it never happened. »


Brahms mi chiude gli occhi con una delicatezza prepotente: non c'è violenza, in quella melodia. Rabbia, paura, dolore, sono solo delle anastrofi casuali, parole prive di senso, particelle di una molecola assurda, insensata, alogica.
Le immagini si susseguono rapidamente nel mio cinema personale, le voci iniziano ad urlare, e lo farei anche io, se solo riuscissi a ricordare come si fa.

« Try to imagine it never happened. »

La sua voce mi raggiunge, lontana anni luce. Riesce a farmi cadere, mi solleva, mi strattona a terra, ho i muscoli atrofizzati, non posso combattere.
Non devi farlo, lasciati andare.
L'uccellino continua a picchiettare contro il vetro, sembra quasi che sia vitale, per lui, entrare.
Sam si alza, va ad aprire la finestra.

L'ultima cosa che ricordo è un sorriso - il mio - e la luce in quella stanza.









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